Questo articolo fa parte del numero 24 del MichePost, uscito in formato cartaceo il 19 febbraio 2021
A novembre del 2020 è uscito il nuovo libro di Roberto Saviano, che fin da subito ha riscosso enorme successo in tutta Italia. Il libro si intitola Gridalo e, non a caso, vuole essere un vero e proprio grido contro i soprusi che avvengono in tutto il mondo, sia passati che presenti. Saviano si rivolge ad un “se stesso da giovane”, un ragazzino di 16 anni, più o meno della nostra età, con l’obiettivo di fornirgli una “mappa” (titolo anche dell’introduzione al libro) per dargli una bussola, un percorso da seguire e metterlo in guardia di fronte alle grandi ingiustizie.
“Ti voglio portare al punto dove starà a te perderti. Consegnandoti una mappa, cerco solo di farti arrivare al punto dove sono arrivato io, cosicché tu possa partire da dove io non ce l’ho fatta ad andare oltre. Non voglio farti percorrere strade già battute per tenerti dentro a un sentiero segnato, non voglio insegnarti la prudenza, al contrario, voglio portarti nel punto in cui la prudenza deve diventare azzardo e la saggezza temerarietà, perché forse solo così si arriva a tracciare una strada nuova.” Lo scrittore dunque invita direttamente noi lettori a scavare a fondo, a non rimanere nel limbo eterno della superficialità ma a ribellarci di fronte ai regimi, alle disuguaglianze sociali, alle discriminazioni e agli abusi di potere. Saviano cita vari personaggi, storici e non, che hanno realmente gridato contro le ingiustizie, ad esempio Martin Luther King, Anna Achmatova o Ipazia, che possano aiutarci a capire meglio la realtà mettendoci di fronte ai crimini più terribili del nostro mondo invitandoci a non assistere passivamente agli orrori che vediamo commettere, ma, nel nostro piccolo, a stigmatizzare le ingiustizie.
“Gridalo che non vale la pena vivere a queste condizioni, gridalo che tutto deve cambiare!”
A cura di Ludovica Straffi