Questo articolo fa parte del numero 23 del MichePost, uscito in formato cartaceo il 30 ottobre 2020
Il romanzo “Tutto chiede salvezza” di Daniele Mencarelli, vincitore del Premio Strega Giovani 2020, narra la storia di Daniele, un ragazzo che, a seguito di una violenta esplosione di rabbia, viene sottoposto ad un trattamento sanitario obbligatorio in un reparto di psichiatria.
Daniele è un ragazzo senza pace, che sente dentro di sé il peso di tutte le sofferenze del mondo. Non riesce ad assistere al dolore degli altri passivamente ma lo vive in prima persona: è questa la sua condanna.
Così, a soli venti anni, va avanti, travolto dalla tristezza, implorando salvezza per tutti: “Salvezza per me. Per mia madre all’altro capo del telefono. Per tutti i figli e tutte le madri. E i padri. E tutti i fratelli di tutti i tempi passati e futuri. La mia malattia si chiama salvezza.”
Passata la rabbia, in Daniele subentra la paura di dover condividere la stanza con altri quattro ricoverati: sono inquietanti, strani, alcuni sono saggi, altri sconclusionati, ma allo stesso tempo sono tutti molto teneri, amano, soffrono. Hanno in comune di essere uomini emarginati dal mondo, proprio come Daniele.
Così si ritrovano a vivere insieme l’esperienza del ricovero, tra l’indifferenza stanca dei medici e la paura degli infermieri. Si sostengono a vicenda, tra di loro nasce un forte senso di fratellanza che presto si tramuta in vera e propria amicizia.
Daniele per la prima volta in vita sua può finalmente essere se stesso, senza paura di essere giudicato.
Un libro che commuove, che fa soffrire mentre si legge perché avvolto nella fragilità, nella solitudine e nella follia ma che trasmette al lettore un forte messaggio di umanità, di pietà.
A cura di Giulia Maglio