“Il mio programma per una Firenze veramente democratica”. Intervista a Cecilia Del Re

In vista delle elezioni comunali che si terranno, in contemporanea con le elezioni europee, 8 e 9 giugno, abbiamo avviato una serie di interviste ai candidati sindaci, tra cui Cecilia Del Re, candidata per la lista civica Firenze Democratica.

Per chi non conoscesse gli antefatti con cui si arriva a  queste elezioni, perché ha deciso di lasciare il PD e correre da sola con la Ferenze Democratica?

Ho deciso di lasciare il Partito Democratico perché, purtroppo, all’interno del Partito Democratico di Firenze non c’è stato modo di avere un dibattito pubblico. Proprio questa mancanza di democrazia, ma anche di trasparenza, ha portato me e altri 12 consiglieri,oltre ad un folto gruppo di militanti, iscritti e iscritte, a uscire dal partito. Purtroppo, siamo in una fase di crisi dei partiti e della rappresentanza, e dunque la figura del sindaco è diventata  quella che detta la linea al partito.

E quindi, ecco che non solo mi ha (Il sindaco uscente Nardella, ndr)  revocato le deleghe per un pretesto (Del re è stata in giunta fino a Marzo 2023, ndr) senza nemmeno dirmelo in faccia, ma lo ha fatto a causa alle elezioni del 2024. Voleva togliermi in sostanza dal partito perché voleva decidere lui da solo chi lo avrebbe succeduto.

Io ho chiesto le primarie in ogni modo ma non è stato proprio possibile ottenerle.

Insomma, abbiamo ravvisato una serie di posizioni molto antidemocratiche e si è arrivati a un’investitura senza la discussione di un progetto di città, ragione per cui siamo usciti e abbiamo fondato Firenze Democratica, che è una lista civica composta sia da persone con competenze amministrative sia persone della società civile, e abbiamo iniziato un percorso di ascolto.

Sempre in merito a questo, la domanda  è non crede che, nonostante i problemi di meccanismi interni e di correnti, l’unità del centro-sinistra sia un tema fondamentale per continuare a governare la città, e contrastare l’avanzata delle destre?

Assolutamente, tanto è vero che noi avevamo proposto di fare una convenzione democratica. Però purtroppo non abbiamo visto aperture da parte del PD, perché hanno ritenuto di essere autosufficienti e Nardella ha ritenuto che la priorità fosse salvaguardare il potere e una certa classe dirigente, cioè quella che lui lasciava per continuare a esercitare un potere in città.

 Quello che veniva riferito ai vertici nazionali del PD è che avrebbero vinto con qualsiasi candidato, qualsiasi coalizione e qualsiasi programma. Tanto è vero che poi non hanno fatto un’alleanza nemmeno col Movimento 5 Stelle e nemmeno con Italia Viva.

Quindi, se si voleva salvaguardare l’unità del centro-sinistra, potevano essere fatte anche alleanze più solide e invece hanno ritenuto opportuno di fare a meno sia di una parte del PD perché gli era scomoda (ovviamente perché avevamo anche delle differenze sui progetti sulle  vedute di città) sia di altre forze politiche del centro-sinistra. Una volta usciti dal PD abbiamo tentato di fare altre alleanze, ma purtroppo il Movimento 5 Stelle fino all’ultimo voleva fare l’accordo col PD e quindi non è venuto ai tavoli convocati da 11 Agosto.

E Dimitri Palagi, con Sinistra Progetto Comune, voleva esprimere una forza solo di sinistra e non anche di centro-sinistra. Ha messo anche dei veti rispetto alla nostra lista perché noi comunque venivamo da una stagione all’interno del PD ela scelta di fare un’alleanza con chi usciva da quell’esperienza non lo allettava.

E Montanari?

Noi abbiamo sperato in un’alleanza alternativa, però 11 Agosto, come ha dichiarato pubblicamente, era nata per unire le forze del centro-sinistra esterne al PD, quindi Movimento 5 Stelle, Sinistra Progetto Comune, Firenze Democratica e 11 Agosto, a sostegno di un nome terzo come candidato sindaco. Io avrei fatto la capolista di Firenze Democratica, Palagi di Sinistra Progetto Comune, Masi del Movimento 5 Stelle e Montanari di 11 Agosto. Secondo me era un progetto che aveva un senso e anche una possibilità di farcela. Però Palagi e Sinistra Progetto Comune si sono sfilati. Al Movimento 5 Stelle locale l’alleanza con Montanari andava anche bene, mentre il coordinamento nazionale del M5S, quindi Conte, siccome ai tempi aveva un accordo con la Schlein, ha dato indicazioni di non fare questa alleanza con Montanari, ma piuttosto con il PD. C’era da rendere un po’ il favore che il PD aveva fatto al Movimento 5 Stelle in Sardegna.

Si parlava anche di un possibile accordo con Stefania Saccardi. Era possibile mettere insieme la possibilità di fare un accordo sia con Saccardi sia o con Montanari, due opposti, da una parte il centro e dall’altra sinistra?

In realtà ci sono situazioni in cui sono andati anche tutti insieme: in Abruzzo, per esempio, c’erano tutte le formazioni del centro-sinistra. Noi in realtà siamo andati al tavolo con Montanari; con Saccardi, siccome veniamo entrambe dal PD, ci conosciamo da tempo, ma poi non è stato possibile condividere un progetto comune, proprio perché su tante cose la pensavamo diversamente, loro hanno dialogato col PD fino a due mesi fa, e mentre loro dialogavano con i dem noi stavamo costruendo il nostro programma e osservando le evoluzioni del dialogo con Montanari. Da parte di Stefania Saccardi c’è stata la volontà di includermi nel loro progetto, motivo per cui l’ho a lungo ringraziata, però sia perché c’erano delle divergenze programmatiche su vari temi, sia perché noi abbiamo fatto un percorso che ha portato a un’idea di città piuttosto diversa da quella di Italia Viva, questa alleanza non si è concretizzata. 

Negli ultimi anni stiamo assistendo all’aumento del valore degli immobili, all’aumento del fenomeno del turismo di massa, che sta rendendo il centro, soprattutto, ma tutta la città invivibile per i residenti e noi due che abitiamo in zona abbastanza centrale ce ne andiamo bene. Quali sono i punti del suo programma? Quali sono i provvedimenti che ritiene necessario attuare per risolvere questi problemi?

Sul tema dell’emergenza abitativa abbiamo fatto una proposta che abbiamo presentato insieme al professor Bellanca dell’Università di Firenze  Marco Tognetti, candidato in Consiglio Comunale per Firenze Democratica e appoggiato da Montanari, e Erika Logero della Bicocca. Siccome la nostra convinzione è di andare verso una città dove il pubblico dia le risposte su temi sociali come quello della casa, quello che abbiamo fatto è di pensare a un modello innovativo per finanziare un piano casa, per acquistare nuovi immobili pubblici o realizzare nuovi immobili pubblici e abbiamo pensato di far ricorso alla finanza etica, ovvero la costituzione di una società benefit interamente a partecipazione pubblica, dove investitori e cittadini possono comprare delle azioni che vanno a finanziare un piano casa, per passare dal concetto di casa popolare a quello di casa pubblica, in modo tale che si riesca a calmierare l’affitto intervenendo anche su quel ceto medio che oggi fa fatica a sostenere i canoni di locazione a Firenze ma non ha diritto alla casa popolare. Ovviamente non possiamo dimenticare il tema degli alloggi pubblici per studenti, su questo e su questi temi voglio ricordare che Firenze Democratica è uscita dalla maggioranza proprio perché in Consiglio Comunale, il giorno prima che Nardella mi revocasse le deleghe, avevo chiesto di rompere con il passato per la gestione degli immobili pubblici e avevo invocato di tornare as acquistare beni pubblici e non più venderli. Dopo la mia uscita dalla Giunta nel piano operativo hanno inserito nuovi beni immobili pubblici da mettere in vendita, tra cui i diecimila metri quadri dell’ex ospedale San Giovanni di Dio in pieno centro storico, noi ci siamo opposti, abbiamo chiesto di eliminare questa scheda dal piano operativo ma non abbiamo ottenuto risposte.

Su questo e su tanti altri temi c’è una contraddittorietà evidente, anche sugli studentati: noi avevamo chiesto che il 20% di studentati privati venissero messi a disposizione degli studenti bisognosi, aventi diritto, dell’Università di Firenze, e di eliminare la possibilità di spalmare su tutto l’anno quei giorni di apertura ai turisti per evitare  l’ibrido tra turisti e studenti e invece il PD dopo la mia uscita dalla Giunta li ha rispalmati su tutto l’anno alimentando quindi l’ambiguità tra studentato e albergo.

La nostra azione si completa con la partecipazione a tutti i bandi pubblici possibili per realizzare nuovi alloggi pubblici per studenti. Quando ci sono stati i bandi del PNRR, la Regione Toscana e l’Università di Firenze non hanno partecipato a nessun progetto per la città di Firenze. Io li convocai, chiesi loro di partecipare, ma aderirono solo per Pisa e Siena, non per Firenze.

Allora trovai in una norma del bando la possibilità di far partecipare una società partecipata pubblica. Abbiamo partecipato per la Caserma Lupi di Toscana, abbiamo vinto e lì realizzammo un nuovo studentato pubblico. Abbiamo fatto lo stesso anche a San Salvi, dove abbiamo fatto un accordo con l’ASL e dove saranno realizzati nuovi alloggi pubblici per studenti e per anziani, in un’ottica di abitare intergenerazionale.

Secondo me, dunque, per dare risposte non basta solo governare meglio il privato, ma occorre che il pubblico faccia il pubblico.

E riguardo al turismo? Anche appunto sugli affitti a breve termine?

Purtroppo i dati dell’IRPEF sulle assunzioni stanno mostrando come queste siano sempre più numerose nel settore del terziario e del turismo, mentre stanno consistentemente diminuendo le assunzioni ad alta specializzazione. Quindi, il turismo di massa non sta solo rendendo la città invivibile, ma sta anche impoverendo il nostro tessuto sociale. Come potete vedere dalle dirette su Facebook, abbiamo fatto una proposta anche su questo, coinvolgendo esperti rappresentanti di FIOM e CGIL per presentare con noi la proposta di istituzione di un parco tecnologico all’Osmannoro. Sono le imprese del settore manifatturiero, chimico, farmaceutico e delle tecnologie industriali che ci chiedono di rafforzare i collegamenti tra l’università, gli ITS e le imprese perché a Firenze non trovano lavoratori specializzati; se ne vanno, e allora sì che la nostra città resta solo una città a vocazione turistica. Quindi, non occorre solo governare meglio i flussi turistici per garantire una vivibilità del centro storico, ma anche occuparsi del tessuto sociale ed economico del resto del territorio, perché altrimenti rischia di perdersi sempre di più.

Inoltre, quando ero assessore al turismo (poi Nardella mi sollevò anche da quell’incarico), ho partecipato al tavolo delle città europee. Firenze aderì e fu l’unica città italiana ad aderire insieme a Bologna. Alla termine di ostinate trattative siamo riusciti ad avere due leggi europee che consentono di porre limiti alle piattaforme digitali (come Airbnb), ma l’unico stato in Europa che non ha normato è l’Italia. Nel piano operativo che avevo presentato il giorno prima che mi venissero revocate le deleghe, avevo inserito dei limiti ai frazionamenti degli immobili e la possibilità di realizzare solo un bagno ogni 30 metri quadri. Nardella, però, ha fatto una variante per introdurre come nuova destinazione d’uso la “Residenza per affitto turistico” e per vietare nuovi affitti turistici nel centro storico. Però l’ha annunciata con sei mesi d’anticipo, quindi tutti sono corsi a mettere l’appartamento sul portale prima che il suo valore scendesse.

Infatti ora, in tutte le agenzie immobiliari, nella descrizione di un appartamento c’è anche il codice identificativo di Airbnb, perché è diventato un valore a causa di questo provvedimento. E poi ha consolidato tutti quei 14 mila appartamenti in centro storico già iscritti, come se fosse stato un condono: prima la destinazione era residenziale, ora è residenza per affitto turistico, quindi lo possono fare. Ha bloccato i nuovi, ma nel frattempo si erano registrati tutti e ha spostato il problema fuori dal centro storico, ovvero nelle zone interessate dalla tramvia e vicino all’università Novoli. Insomma, tutta quella zona è stata ora presa d’assalto, perché in dieci minuti con la tramvia sei in centro storico. Quindi ha spostato il problema e ha interessato anche le zone universitarie. Noi abbiamo contestato la variante, ma abbiamo anche detto che, se vogliamo usare questo strumento dell’urbanistica, dobbiamo bloccare anche fuori dal centro storico perché lo potevano fare.

Bocciati emendamenti, anzi la norma è stata poi eliminata. Il paradosso è che ora non sappiamo quale sia la normativa vigente. Il Tar si deve esprimere: c’è stata l’udienza il 9 maggio, chi aveva fatto ricorso ha detto che la norma non esiste più, quindi per noi è cessata la materia del contendere. Il Tar deciderà e immagino che la sentenza arriverà dopo le elezioni, perché non penso vogliano far uscire una sentenza ora. Quindi, morale della storia, questa non è la strada giusta: introdurre il concetto urbanistico di residenza per affitto turistico non va bene perché crea un’ulteriore rendita legata al mattone. La residenza deve significare abitare lì, non prendere quella residenza con tutti i benefici che essa comporta (non paghi l’IMU sulla prima casa, paghi l’Atari uso residenziale che è molto più bassa dell’uso commerciale). Inoltre, non si crea comunità: chi sta lì ci sta per due o tre giorni, chi ci risiede ci sta per un periodo di tempo più lungo, diventando parte di un contesto urbano abitativo.

Purtroppo, questa città, con l’onda dei flussi turistici, ha perso il collante sociale. Noi proponiamo di appoggiare la proposta di alta attenzione abitativa, che trovate online: è un’associazione che ha studiato questo fenomeno e prevede di inserire un sistema di licenze. Ovviamente è una normativa che va a colpire chi già fa affitto turistico. Quella di Nardella ha condonato chi già lo faceva, quindi non crea dissenso perché non interviene su chi già lo faceva. In questo caso, invece, sì.

Prima delle elezioni non si può creare dissenso, certo, ma questa normativa va portata al governo e bisogna chiedere la possibilità di adottarla. Quando ero parte del tavolo delle città europee, rendevo conto anche ai parlamentari, e la cosa migliore che chiedevo era: fate una legge per permettere ai comuni di normare. Non come ha fatto la Santa Ancheche, che non serve a nulla: quella norma assurda che non puoi fare affitto per una notte. Le situazioni sono diverse e la cosa migliore è che ci diano la possibilità di emanare regolamenti. La situazione di Firenze è diversa da quella di un paesino della Maremma. Per le città d’arte o comunque, per noi, come ha normato l’alta tensione abitativa è il modello più sano.

Un altro grande tema di queste elezioni è il tema della sicurezza e appunto scorrendo il suo programma emerge la proposta dell’istituzione del vigile di Rione ma non crede che c’è bisogno forse anche di qualcosina un po’ di più visto che molte zone stanno diventando molto pericolose?

Innanzitutto, credo che questo problema non si possa risolvere chiedendo le dimissioni del questore, che ci sembra una mancanza di rispetto. Credo che, innanzitutto, ci voglia collaborazione tra le istituzioni.

Il vice di quartiere è quella figura che, pur non facendo multe, conosceva il presidente dell’associazione sportiva, il parroco, il capo dei commercianti. Era una persona di riferimento che poteva segnalare ai servizi sociali chi non aveva una casa o chi aveva un disagio sociale.

Se c’è un esercizio commerciale sospetto, guardate la Guardia di Finanza che ha scoperto otto ristoranti in mano alla camorra, inclusi due di Piazza Signoria. Questi sono tutti del centro storico, un settore dove c’è una maggiore presenza di criminalità organizzata. Se un vigile riceve una segnalazione su attività sospette nel quartiere, può riferirlo alla Guardia di Finanza e, ovviamente, alle forze dell’ordine per eventuali episodi di criminalità.

C’è un problema di carenza di forze dell’ordine; bisogna richiedere più agenti. Tuttavia, la polizia municipale, pur non essendo competente per l’ordine pubblico, può contribuire alla sicurezza urbana. Ritengo importante investire maggiormente in politiche sociali.

Sette sacerdoti di Rifredi hanno scritto al questore, al prefetto e al sindaco per chiedere maggiori strumenti per integrare i minori stranieri non accompagnati, ai quali danno un letto, ma non riescono a inserire in percorsi di formazione e lavoro. La risposta che ricevono è spesso evasiva.

È necessario affrontare il problema dell’accoglienza in modo serio, integrando queste persone nel tessuto cittadino. Altrimenti, oltre a non essere una vera accoglienza, si rischia di creare problemi di ordine pubblico se queste persone si inseriscono in ambienti malsani. Bisogna investire sulla sicurezza sociale e sulle politiche giovanili, poiché il disagio giovanile è un tema poco discusso. Le baby gang sono spesso il risultato di questo disagio, e dobbiamo capire le cause alla base di questi comportamenti.

Una città più vissuta e presidiata da eventi culturali è una città più sicura. Una città sicura è quella in cui i cittadini si prendono cura della città e la città si prende cura dei suoi cittadini, non solo dei turisti, garantendo a tutti un tetto e un accesso rapido ai servizi medici.

Dobbiamo guardare a tutto questo in modo olistico e agire su più livelli.

Leggendo il suo programma sono emersi molti punti che mi sono sembrati molto interessanti tipo i 5 mila nuovi alloggi, il reddito di residenza, temi proprio diversi l’uno dall’altro, sotto attraversamento in centro, metropolitana centrale, temi molto interessanti, proposte molto interessanti, ma i soldi ci sono?

Allora per i 5 mila alloggi l’ho risposto prima, è appunto il tema della società Benefit poi per quanto riguarda il tema della mobilità, quello che noi diciamo è che ridurre il dibattito a tramvia sì, tramvia no, come avete visto, ci pare un po’ sterile perché alla fine la visione delle tramvie e delle linee che abbiamo realizzato e che sono in corso di appalto invece per quanto riguarda le nuove, quindi la 3, la 4, Bagno a Ripoli e Campi Bisenzio, sono linee che furono previste ai tempi di primicerio, voi non eravate nemmeno nati. 

E quindi da tanto che non si discute più su dove vogliamo andare dal punto di vista della mobilità pubblica. Quindi ho ritenuto opportuno agire sotto vari punti di vista, a partire da come raggiungere piazza duomo: ritengo sacrosanta la sua depedonalizzazione ma bisogna discutere anche su come raggiungerla dopo tale provvedimento. Io credo che oggi il dibattito intorno alla tramvia in piazza duomo sia diventato solamente ideologico e poco pratico, anche perché credo che la mancata installazione di una fermata in piazza duomo (sul modello di Siviglia e tante altre città europee) abbia arrecato un grosso danno alla città, contribuendo a trasformare la piazza in un museo a cielo aperto.Una soluzione sarebbe collegare la piazza tramite un sottoattraversamento della tramvia, che sì è oneroso ma realizzabile tramite i fondi europei, oppure tramite un efficace ed elettrico trasporto su gomma. Per quanto riguarda l’area metropolitana credo sia fondamentale collegarla tutta per evitare di escludere gli abitanti dei 40 comuni in essa compresi. Da queste elezioni il sindaco sarà anche responsabile della città metropolitana quindi credo tutto ciò possibile.

A cura di Niccolò Generoso e Niccolò Moretti

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