Significato e lotte della comunità LGBT

La maggior parte delle persone che sente parlare della comunità LGBT molto spesso conosce l’acronimo, ma non tutto ciò che vi gira intorno. Forse perché essa è ancora legata a vecchi stereotipi, i più giudicano a prescindere invece di informarsi e cercare di capire perché chi vi appartiene ed i loro sostenitori lottino per avere delle leggi che li tutelino. Per prima cosa diamo un significato a quelle lettere. L e G indicano femmine o maschi omosessuali, a cui piacciono persone dello stesso genere; la lettera B indica i bisessuali, ovvero chi è attratto dal suo stesso genere ma anche da quello opposto; T per transgender, coloro che si riconoscono in un genere diverso da quello che è stato dato loro alla nascita, ma non per questo vogliono cambiare il proprio aspetto. Da non sottovalutare che la attrazione sessuale (cioè l’orientamento sessuale) può essere per persone dello stesso sesso, ma anche per quelle di genere opposto. 

L’acronimo LGBT con il passare del tempo si è allungato ed ha aggiunto QIA+ perché la comunità si è allargata in quanto ne sono entrati a far parte tutte quelle persone che per orientamento sessuale o identità di genere non si riconoscono tra i “tradizionali”. Più volte ho ripetuto parole come genere, sesso, orientamento o identità sessuale, parole all’apparenza sostituibili l’una con l’altra, che invece non andrebbero assolutamente confuse. Preferisco riportare parte dell’art.1 del ddl Zan (meglio conosciuta come legge Zan, dal cognome del suo relatore, attualmente bloccata in Senato), nel quale viene precisato che “per sesso si intende il sesso biologico o anagrafico; per genere si intende qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso; per orientamento sessuale si intende l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso, o di entrambi i sessi; per identità di genere si intende l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione”. 

Dobbiamo risalire al 1897, quando il medico sessuologo e scrittore Magnus Hirschfeld primo fondò a Berlino il WHK (comitato scientifico-umanitario), considerato il primo vero gruppo del movimento di liberazione omosessuale, il quale aveva ripreso la tesi del “terzo sesso” di Ulrichs ed aveva approfondito alcuni studi in merito agli ormoni sessuali per trovare la causa fisiologica che avrebbe fatto sì che l’omosessuale non potesse subire una condanna morale, in quanto il suo comportamento non dipendeva dalla volontà, ma dalla sua natura. Pensate che nel 1862 questo Ulrichs, usando lo pseudonimo di Numa Numantius, aveva scritto dei saggi per descrivere i differenti orientamenti sessuali, ed aveva fatto il primo coming out svelando alla famiglia e agli amici la propria sessualità e definendosi urning (urningo: parola derivante dal dio Urano di cui si racconta fossero stati evirati i genitali dal figlio). La parola urningo di Ulrichs si contrappose dopo qualche anno a quella di omosessuale usata dallo scrittore Karoly Maria Kertbeny,  a sua volta usata prima dalle riviste scientifiche, poi dalla psicoanalisi, che, rifiutando la causa organica dell’omosessualità, riuscì dalla fine della Seconda guerra mondiale a non farla più utilizzare.

Durante il periodo nazista, oltre alla deportazione degli ebrei, ci fu la persecuzione degli uomini omosessuali, fino all’internamento nei campi di concentramento dove veniva loro consegnata un’uniforme dove era applicato un triangolo rosa. I nazisti credevano che l’omosessualità fosse un abuso, pertanto, oltre ad umiliarli e ridicolizzarli, fecero loro subire le peggiori torture. 

Purtroppo ancora oggi la discriminazione per tutto ciò che viene ritenuto “diverso”, a partire dalle disabilità, è fortemente radicata. Fino a poco tempo fa il transgenderismo era inserito tra i disturbi mentali e comportamentali e l’asessualità, cioè il non interesse a fare sesso, era ritenuta una malattia. Se seguite i dibattiti sul perché la suddetta legge Zan debba essere approvata, vedrete scontrarsi gli esponenti e sostenitori della comunità LGBTQ con il mondo cattolico e/o i partiti politici della destra, in quanto quest’ultimi asseriscono che con la Legge 205 del 1993, meglio conosciuta come Legge Mancino, l’omosessualità sia tutelata. Dobbiamo invece dare atto a chi sostiene la legge Mancino che, è vero, punisce sia chi compie sia chi istiga a compiere questi atti violenti, ma che precisa anche per quali motivi “… per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. Una legge contro l’omolesbobitransfobia servirebbe per tutelare non solo gli adulti, ma anche tutti quei ragazzi omosessuali che subiscono atti di bullismo. Credo che una ragazza della mia età che si trova ad affrontare un qualcosa già difficile da capire, da spiegare, da accettare, molte volte non supportata dai genitori, possa almeno avere nella legge la certezza che questa la tuteli in caso qualcuno si permetta di metterla in ridicolo per il suo modo di essere. Se piacersi significa portare abiti e avere atteggiamenti che non rispecchiano il sesso attribuito alla nascita, è giusto adattarli. Star bene vuol dire avere testa e corpo in sintonia, solo allora potremo trovare un compagno con cui condividere il sentimento dell’amore (e dov’è il problema se è dello stesso genere?). Ci sarà sempre chi non condivide i rapporti omosessuali e rispetto l’opinione, ma non posso concordare con chi asserisce che un omosessuale dovrebbe resistere al desiderio come colui che ha scelto la castità. 

Il 28 giugno 1968 in un bar di New York frequentato da omosessuali fece irruzione la polizia creando violenti scontri. Da allora in tutto il mondo nel mese di giugno vengono organizzate manifestazioni, in quanto la data di quegli scontri è stata poi scelta come “giornata mondiale dell’orgoglio LGBT”. La bandiera arcobaleno (la bandiera originale ad otto strisce si trova al Moma – attualmente la bandiera ha sei strisce: rossa, arancione, gialla, verde, blu e viola) realizzata da Gilbert Baker apparve per la prima volta al Gay Pride di San Francisco nel 1978. Baker non ha mai dichiarato il vero perché della sua scelta, ma la versione più accreditata è che fosse dedicata alla prima icona gay Judy Garland che interpretava Doroty ne “Il Mago di Oz e cantava “Somewhere over the rainbow”, canzone molto amata dalla comunità LGBT poiché  parla di un mondo ideale pieno di pace ed amore. 

A cura di Olivia Mascherini

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