L’odio verso gli asiatici e i social network

  Questo articolo fa parte del numero 25 del MichePost, uscito in formato cartaceo l’8 maggio 2021


L’uso della retorica anti-asiatica è stato infuso nel discorso politico, rendendo più difficile per i social network moderare questo tipo di contenuti. I conservatori hanno accusato siti come Facebook e Twitter di censurare il loro discorso, accuse che le aziende negano ripetutamente.

Legislatori e gruppi di difesa hanno anche sbattuto l’ex presidente Donald Trump, che ha definito il coronavirus come il “virus cinese” e “Kung Flu”, un termine che devia dalla natura globale della pandemia e alimenta la discriminazione contro gli asiatici.

Trump ha negato di essere razzista, facendo notare che il virus è stato scoperto per la prima volta in Cina, ma gli asiatici americani, democratici e attivisti per i diritti civili, hanno criticato l’uso del termine. L’Organizzazione Mondiale della Sanità e i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie, hanno chiesto e dichiarato che le persone dovrebbero evitare di fare riferimento a qualsiasi malattia utilizzando il nome di un luogo. Uno studio dell’Università di San Francisco ha scoperto che gli utenti di Twitter che utilizzano #chinesevirus sono più propensi a “collegarlo con hashtag apertamente razzisti”. La metà degli oltre 775.000 hashtag con #chinesevirus includeva il pregiudizio anti-asiatico. Più di un anno dopo l’inizio della pandemia, termini come “virus cinese” sono ancora utilizzati sui social media. A marzo, CNET (sito web che pubblica articoli, blog e podcast su tecnologia ed elettronica di consumo) ha chiesto spiegazioni a Twitter su due tweet destinati a discriminare i cinesi. Un utente ha pubblicamente dichiarato di preferire usare termini come “starnuto cinese” e “influenza Wuhan.” Un altro utente di Twitter, nel mese di febbraio, ha chiamato i cinesi “mangiatori di animali selvatici.”

Una portavoce di Twitter ha detto che all’epoca i tweet non violavano le regole del sito. La portavoce ha poi detto, dopo un’ulteriore revisione, che “la società ha determinato i tweet contro le regole della piattaforma e adesso non sono più disponibili”, evidenziando la confusione intorno alla moderazione dei contenuti. CNET ha anche mostrato a Twitter un account anonimo che ha twittato immagini pornografiche di donne asiatiche e abbinato alle foto un hashtag che includeva un insulto razziale e la parola “troia”. Un’immagine che l’utente ha twittato ha mostrato una donna asiatica che dorme, con frasi come “sogno di conquista bianca” e “la tua razza ha fallito.” Twitter ha sospeso definitiva- mente l’account dopo la segnalazione di CNET. L’utente era stato escluso per molteplici violazioni della politica di condotta di Twitter, ma stava cercando di eludere il divieto, infrangendo un’altra delle politiche di Twitter.

Facebook e YouTube a volte permettono agli utenti di utilizzare il termine razziale insensibile “Kung Flu.” CNET ha mostrato a Facebook diversi post che hanno usato il termine, ma il social network ha dichiarato che quei contenuti non avevano violato le sue regole. Un’immagine su Instagram, di proprietà di Facebook, che mostra due persone impegnate nelle arti marziali riporta la scritta: “tutti stavano combattendo Kung Flu.” Facebook ha dichiarato che avrebbe continuato a monitorare le tendenze e parlare con le organizzazioni per assicurarsi che esse stessero ridisegnando le linee guida. L’azienda ha tenuto a puntualizzare che ogni annuncio con il termine razziata appena citato viene cancellato immediatamente.

Sul proprio account YouTube, l’artista di fumetti Ethan Van Sciver ha pubblicato un video a marzo in cui scherzava sull’uccisione di cinesi. “Dammi una mitragliatrice e mettili in fila contro il muro”, dice nel video, che ora è stato rimosso dalla piattaforma. Un portavoce del social ha reso noto che il video è stato rimosso per aver violato le linee guida. Van Sciver ha detto che le sue osservazioni sul popolo cinese erano “sarcasmo faceto” e che il video è stato “preso fuori contesto”, notando che “la retorica genuina anti-asiatica è deplorevole”. “Non voglio ferire le persone asiatiche o qualsiasi altra persona”, ha scritto in una email. Anche se YouTube ha ritirato il video, parti di esso esistono ancora su Twitter, alcune pubblicate da persone che hanno denunciato i commenti di Van Sciver. Tiktok, nota applicazione di video brevi di proprietà della società cinese Byte Dance, ha preso una posizione più forte in merito alla diffusione di commenti razzialmente insensibili che prendono di mira gli asiatici. A differenza di Facebook, Twitter e Youtube, Tiktok ha bloccato termini come “Kung Flu” dai suoi risultati di ricerca.

In conclusione, i social stanno facendo il minimo in questo momento per combattere questa forma di razzismo, così come gli utenti al loro interno. Fortunatamente, utenti di grande calibro, come Bts, Rihanna e Kim Kardashian, hanno pubblicamente dichiarato di essere contro “l’asian hate”, andando così contro all’odio gratuito espresso sulle numerose piattaforme. “I am not a virus”, questa la frase che dovremmo ricordare.

A cura di Angelica Penna

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