In un museo pieno di sculture ci soffermiamo su una singola statua di marmo: notiamo delle proporzioni perfette, sembra quasi prendere vita, è magnifica.
Ascoltando un brano che sia di un compositore o di un cantante, antico o moderno, in qualche modo riusciamo a sentire dentro di noi qualcosa che ci fa stare bene.
In una galleria d’arte possiamo osservare una miriade di quadri, eppure in mente ce ne resta solo qualcheduno che ci ha destato curiosità più di altri, ci è parso che potessimo coglierne l’essenza più intima e siamo rimasti lì davanti a scrutarlo come incantati.
Riguardando delle fotografie o esaminando la memoria di una macchina fotografica, alcune immagini ci fanno ricordare momenti passati, è come se potessimo ritornare nel passato riuscendo a provare nuovamente sentimenti e sensazioni ormai trascorse, addirittura odori e percezioni sensibili.
Ripensando a tutti i film visti nella nostra vita ne ricordiamo solo pochi, gli altri spariscono nell’oblio. Così, spesso, accade pure con i libri: non ricordiamo, se non in modo confuso, tutte le nostre letture, eppure di alcune è vivo ed attuale ogni singolo avvenimento e dettaglio. Alcune frasi ci rimangono impresse nella mente e nel cuore, magari sottolineate o annotate a margine, altre invece scivolano via e le dimentichiamo per sempre.
Tutto ciò che ci resta dentro per sempre è immortale, supera il logorio del tempo, attraversa lo spazio, penetrando dentro di noi.
La caratteristica dell’immortalità va saputa cercare in ogni singolo spunto che si possa imprimere in noi.
Se dovessimo studiare a scuola le opere di Omero solo per un fine scolastico, esse sarebbero semplicemente il poema della guerra e quello del ritorno verso casa, invece sono anche i testi delle emozioni che possono e potranno sempre evocare nel lettore, attraverso la delicatezza e la crudeltà con cui determinati episodi sono narrati. Questa trasmissione di emozioni può fornirci uno sguardo diverso su molti temi attuali: l’onore, la pietà, la guerra, il rispetto, il pudore, l’amicizia, l’amore, la fratellanza… leggere andando in profondità, non soffermarsi solamente sulla trama narrativa che spesso rischia di essere poco coinvolgente perché la sentiamo lontana.
Il concetto d’immortalità di un’opera è quindi alquanto soggettivo: solo le opere che riescono a far emozionare lettori, ascoltatori, osservatori di ogni tempo, dunque sono immortali. Potremmo invece definire mortali quelle opere che invece meno ci coinvolgono e che meno ci trasmettono qualcosa.
Allorché un’opera attraversa il tempo, sopravvive nei secoli e riesce a far provare dei sentimenti agli uomini di ogni tempo, diventa immortale poiché in essa noteremo sempre, intrisa in ogni minima particella della composizione, un po’ di anima dell’artista, in grado di toccare le corde più intime del cuore di coloro che sapranno apprezzarla.
Siamo proprio noi a rendere le opere immortali e sempre a noi spetta non farle morire nel tempo.
A cura di Giulia Giovannini