Questo articolo fa parte del numero 24 del MichePost, uscito in formato cartaceo il 19 febbraio 2021
Secondo molti, l’assalto al Congresso degli Stati Uniti da parte di una folla di sostenitori di Trump non ha precedenti.
Questo fatto segna senza dubbio una delle pagine più nere della storia d’America, anche se la sede del Parlamento americano in passato ha già vissuto molteplici aggressioni, accomunate dal suo valore fortemente simbolico.
Il Campidoglio era ancora in fase di costruzione quando fu dato alle fiamme dalle truppe britanniche che avevano invaso Washington nella guerra del 1812; l’incendio causò ingenti danni.
Il 30 gennaio 1835 un trentenne, Richard Lawrence, tentò di assassinare il presidente Andrew Jackson mentre questi stava lasciando il funerale di un deputato che si era tenuto presso il Campidoglio. Fortunatamente il tentativo di Lawrence fallì per ben due volte: quando la prima pistola non esplose il colpo, Lawrence sollevò una seconda pistola, con la quale mancò il bersaglio, e fu poi immobilizzato dai presenti.
Nel 1856, in Senato, quando le tensioni sul destino della schiavitù negli USA arrivarono all’apice, il senatore della Carolina del Sud, Preston Brooks, picchiò brutalmente con un bastone il collega del Massachusetts Charles Sumner, dopo che quest’ultimo aveva tenuto un discorso contro la schiavitù. In seguito Brooks si dimise.
Mentre la nazione si preparava al fine settimana del quattro luglio 1915, un ex professore universitario di Harvard, Erich Muenter, innescò l’esplosione di tre candelotti di dinamite nella Sala ricevimenti del Senato. Muenter successivamente dichiarò che era arrabbiato per l’aiuto che i finanziatori americani stavano dando al Regno Unito nella Prima guerra mondiale. Non ci furono feriti.
Nel 1954, molto prima che il Campidoglio mettesse in atto misure di alta sicurezza, quattro nazionalisti portoricani entrarono nella galleria dell’edificio, prelevarono delle pistole e cominciarono a sparare indiscriminatamente. Cinque membri del Parlamento furono feriti durante la protesta, che chiedeva l’indipendenza del Commonwealth, sottratta alla Spagna dagli Stati Uniti nel 1898 durante la guerra ispano-americana.
La violenta organizzazione antibellica Weather Underground piazzò una bomba in un bagno del Campidoglio. L’esplosione nelle prime ore del 1° marzo 1971 causò danni per centinaia di migliaia di dollari, ma nessuna vittima.
Non ci furono vittime nemmeno quando esplose un’altra bomba, nel 1983, nascosta sotto una panchina fuori dalla Camera del Senato. Il responsabile fu un gruppo che si faceva chiamare Armed Resistance Unit, che protestava contro le azioni militari a Grenada e in Libano. Sette persone furono accusate dell’attacco.
Un aggressore armato, nel 1998, riuscì a oltrepassare un punto di controllo di sicurezza del Campidoglio americano uccidendo un agente di polizia e dirigendosi poi verso gli uffici del capogruppo della maggioranza della camera, Tom DeLay. Il detective John M. Gibson disse agli altri di mettersi al riparo e rispose al fuoco dell’aggressore, Russell Eugene Weston. Gibson fu ucciso nella sparatoria ma il suo intervento consentì agli altri agenti di fermare il killer.
L’11 settembre 2001, vigili del fuoco e personale di soccorso esaminavano la scena dell’impatto di un aereo United Airlines vicino a Shanksville, in Pennsylvania. I dirottatori volevano far cadere l’aereo sul Campidoglio degli Stati Uniti ma furono ostacolati da alcuni passeggeri che si precipitarono nella cabina di pilotaggio.
Nell’ottobre del 2013, una donna fu colpita e uccisa dalle forze dell’ordine nell’area circostante al Campidoglio degli Stati Uniti dopo aver tentato di fare breccia in un punto di controllo della Casa Bianca, costringendo la polizia in un inseguimento di 12 isolati per la città. Miriam Carey, igienista dentale di 34 anni del Connecticut, disarmata, aveva un bambino di un anno nel sedile posteriore.
Nel marzo del 2016, un uomo puntò una pistola ad aria compressa ai poliziotti mentre cercava di entrare nel centro visitatori del Congresso. La polizia sparò al petto e alla coscia dell’uomo per poi immobilizzarlo. Nessun altro fu ferito nell’attacco. I motivi dell’atto non erano chiari, ma l’aggressore era già stato precedentemente arrestato per aver disturbato l’attività del Congresso.
Il Campidoglio degli Stati Uniti, per cause politiche, sociali o personali, è stato dunque protagonista di numerosi eventi violenti.
A cura di Giulia Giovannini