Questo articolo fa parte del numero 24 del MichePost, uscito in formato cartaceo il 19 febbraio 2021
Il 6 gennaio 2021 Capitol Hill è stato attaccato da un gruppo armato di sostenitori di Trump, ben organizzati e incitati dallo stesso presidente. I poliziotti non hanno saputo contenerli. Quale sarebbe stata la reazione delle forze dell’ordine se al posto dei seguaci trumpiani ci fossero stati manifestanti afroamericani, nativi o addirittura musulmani, o dei media?
La polizia durante le proteste delle manifestazioni Black Lives Matter ha compiuto repressioni molto più violente rispetto a quella avvenuta contro gli assalitori del Campidoglio. Le forze dell’ordine hanno un compito molto importante, ma c’è sempre chi abusa del proprio potere. Proprio come spesso, in questo 2020, è accaduto ai danni dei neri. Per quanto riguarda lo scorso 6 gennaio, invece, le riprese mostrano come la polizia avesse cercato, momentaneamente, di fermare i “Trump supporters”. Allo stesso tempo, tuttavia, alcuni agenti si facevano selfie e apparivano in dirette Twitch con i manifestanti, quando in realtà avrebbero dovuto fermarli. Quattordicimila sono stati gli arresti, trenta le morti, cinquemila gli agenti di polizia, tutti armati pesantemente da testa a piedi, durante le proteste per George Floyd, mentre sono state cinquantadue le persone arrestate, diciassette i feriti, cinque i morti, durante questo attentato incitato da Trump, restio fino all’ultimo ad accettare la sconfitta alle elezioni.
I suprematisti che hanno assaltato Capitol Hill non sono stati solo manifestanti, ma anche, e soprattutto, terroristi. Si definisce terrorismo l’uso premeditato di violenza illegittima, finalizzata ad incutere terrore nei membri di una collettività, o a destabilizzarne l’ordine. Il terrorismo non ha colore, religione o etnia. Spessissimo, e molto anche in Italia, nei titoli riguardanti un crimine, si specifica l’etnia, o la religione di chi l’ha commesso, senza capire che non si tratta di un dato importante, e che non fa altro che alimentare pregiudizi. Prendiamo ad esempio gli attacchi terroristici dell’ISIS; l’ISIS è un gruppo fondamentalista e terrorista? Sì. Quello che dicono di professare è davvero Islam? No. Una diffusione di disinformazione causa xenofobia e razzismo, diffamando un’intera religione.
Il privilegio bianco è sapere di poter attaccare il Congresso, arrampicarsi per entrarvi dentro, passeggiare per i corridoi con un’arma automatica, entrare negli uffici dei parlamentari e subire poco e nulla rispetto ad un’altra persona. Il privilegio bianco è sapere che non verrai ucciso, ma nemmeno arrestato per aver tentato un colpo di stato, o per lo meno è sapere di rischiare molto meno rispetto a persone non bianche. Per questioni di statistiche nel “mondo occidentale” è proprio così. Questo fenomeno non si verifica solamente in America, ma anche in Italia e il non rendersene conto fa parte di questa narrativa, proprio perché una persona bianca non la vive sulla propria pelle. Non si può capire in fondo cosa prova davvero una persona che viene discriminata e che si sente di conseguenza emarginata in una società. Noi bianchi ci troviamo in una posizione privilegiata, e per questo non possiamo realizzare al 100% come ci si senta ad essere discriminati per il colore della propria pelle. Comprenderlo, tuttavia, costituirebbe già un grande passo avanti per battersi in nome dei diritti di tutte quelle minoranze che non sono fortunate quanto noi. Ma cos’è specificamente il privilegio bianco? Il privilegio è l’atto sovrano o la legge che attribuisce ad un soggetto o ad una categoria di soggetti una posizione più favorevole rispetto ad un’altra. Ci sono persone fortunate perché nate in un contesto segregazionista. Chiaramente non è giusto. Nella vita di tutti i giorni, tra i privilegi che ci sono, ne sono presenti anche non espliciti ma comunque effettivi. Il privilegio bianco è un effetto del razzismo. Non si arriva al razzismo solo quando c’è un omicidio, come ad esempio quello di George Floyd. Questi sono gli apici più alti, che in teoria e in pratica si dovrebbero prevenire. Le micro-aggressioni fanno parte del razzismo, e di conseguenza del privilegio bianco, soprattutto se le proteste per queste micro-aggressioni vengono ignorate o minimizzate. Per questo serve la disponibilità di ascolto da parte di tutti. Il fatto di appartenere ad un gruppo privilegiato non rientra in una questione di sentirsi in colpa, ma di riconoscere di avere un privilegio e determinate “tutele” e di battersi affinché tutti gli altri, anche le persone appartenenti a minoranze, le possano avere.
A cura di Carolina Borgheresi