Mercoledì 4 novembre è stata finalmente approvata alla Camera dei Deputati la legge per contrastare omotransfobia, misoginia e violenze contro le persone disabili, aumentando la tutela legislativa; il disegno di legge è passato con 265 voti a favore, 193 a sfavore e un astenuto. Nel momento in cui il presidente Fico ha annunciato il risultato, tutti i deputati di maggioranza si sono alzati in piedi e nell’Aula è risuonato un lungo applauso, in contrasto con la protesta da parte dei deputati di Fratelli d’Italia, che hanno indossato un bavaglio e con le critiche di alcuni deputati della Lega, che hanno iniziato a inneggiare alla libertà con dei cori come appunto ‘Libertà! Libertà!’.
Dopo questo significativo successo, adesso la legge passa in Senato.
Il disegno di legge, presentato dal deputato del Partito Democratico Alessandro Zan, prevede innanzitutto di estendere la legge Reale-Mancino dall’ambito del razzismo a quello di omotransfobia in modo da punire con il carcere, con pene variabili considerando le diverse situazioni, chi istiga a commettere o commette atti di discriminazione o violenti per motivi “fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere”.
Esiste anche la “clausola salva idee”, che chiarisce come la “libera espressione di convincimenti ed opinioni” non rientra nell’istigare a compiere atti discriminatori o violenti. I primi due articoli introducono l’orientamento e il genere sessuale negli articoli del codice penale, il 604 bis e ter, che puniscono la propaganda e l’istigazione a delinquere per motivi di discriminazione. Il testo della legge Zan prevede inoltre l’istituzione della Giornata nazionale contro l’omotransfobia il 17 Marzo e la creazione di centri antidiscriminazione e di case rifugio per dare riparo e sostegno alle vittime (basandosi sull’esempio di quanto fatto per difendere le donne vittime di stalking).
Sono 24 anni che si tenta di raggiungere dei risultati significativi sull’argomento in Parlamento: le prime proposte di legge furono presentate nel 1996 da Nichi Vendola e Antonio Soda; in quella legislatura il relatore era un deputato cattolico del Ppi, Paolo Palma, che tuttavia non riuscì a convincere la CEI, cioè la conferenza dei vescovi cattolici italiani, che era e che continua ad essere contraria. Nelle ultime tre legislature il tentativo è stato affidato a parlamentari espressione dell’associazionismo LGBTQ+, come Franco Grillini o Anna Paola Concia, ma senza esito. Ora come ora, in Parlamento la legge è sostenuta dai partiti di maggioranza e da un gruppetto di deputati di Forza Italia, mentre contro sono Lega, FDI e la maggioranza degli azzurri. Sono anche contrarie alcune associazioni femministe, come “Se non ora quando”: per loro estendere i crimini d’odio anche alla cosiddetta ‘identità di genere’ significa sostituire l’identità basata sul sesso con un’identità basata sul genere dichiarato.
Insomma il clima è molto acceso, la discussione infervorata: cosa succederà?
A cura di Francesca Mediati