Mi chiamo Vittoria, ho 14 anni e frequento la 1C del liceo classico Michelangiolo di Firenze, città che amo profondamente e in cui sono nata e cresciuta. Penso che, solo leggendo la mia età, molti stiano prendendo il discorso in maniera superficiale, semplicemente perché reputano le mie parole quelle di una ragazzina che non sa niente del mondo. Vorrei tanto che avessero ragione, ma, nonostante che abbia solo 14 anni, conosco abbastanza profondamente il concetto di violenza e discriminazione di genere da poterne parlare con sicurezza. Da bambina guardavo spesso la Formula Uno con mio padre e, decantando le vittorie di Schumacher, mi è stato detto che le macchine erano una cosa da maschi. A nove anni, parlando del percorso lavorativo che volevo intraprendere, mi è stato detto: “Ma le bambine non dovrebbero pensare solo a volersi sposare o a voler essere delle principesse?”. Siamo circondati da stereotipi e fin da bambini il mondo ci insegna cosa è da femmine e cosa è da maschi, cosa sia giusto o ingiusto pensare.
A dodici anni ho capito che, anche se questo concetto dovrebbe essere stato superato da tempo, le donne continuano ad essere reputate da molti uomini, e dalle donne stesse, inferiori. Mi sono resa conto di questo quando, alcuni compagni di classe, hanno intonato scherzosamente il coro: “Donna schiava zitta e lava”. Le parole di un gruppo di dodicenni dovrebbero essere ininfluenti nella vita di qualcuno, ma la cosa che mi è venuta in mente è: se lo sanno dovranno pur averlo sentito dire da qualche parte; se scherzano su una cosa del genere con tanta leggerezza forse non si rendono conto del peso che le parole hanno e delle numerose lotte che le donne hanno sostenuto per ottenere i diritti del giorno d’oggi. Gli uomini stessi subiscono ripercussioni degli stereotipi della società che li costringe a mostrarsi invincibili ed irrealistici, ho appreso la gravità del fatto quando mi è stato detto da un amico: “Scusami, non avresti mai dovuto vedermi piangere”.
La violenza sulle donne non è solo composta dai 59 femminicidi avvenuti in Italia nell’ultimo anno ma anche dalle discriminazioni di una società sugli uomini, sulle donne, su tutti. Purtroppo molte persone confondono la parità di genere con una voglia delle donne di sopravanzare sugli uomini e quindi sulla società principalmente patriarcale ancora in vigore oggi; confondono il femminismo, semplice desiderio di parità di genere, con la misandria, vero e proprio odio verso il genere maschile e conseguente desiderio di prevaricazione femminile. La violenza non è solo la stupidità di molti che consente di prendersi il disturbo di molestare verbalmente o sessualmente una ragazza per strada. La violenza è il silenzio, il terrore di parlarne e non essere compresi. Le donne che si sono rivolte a centri antiviolenza nell’anno 2017 in Italia sono 49 152; la maggior parte di queste ha subito violenza dal proprio partner stabile, il 43,6% delle donne ha subito violenza sul posto di lavoro ed il 16,1 % stalking da parte dell’ex partner o da parte di sconosciuti. La cosa preoccupante è che questi dati riguardano solo una piccola porzione di mondo, l’Italia. Io stessa, negli ultimi tre anni, mi sono spesso interfacciata con vari episodi di molestie verbali o con persone che hanno allungato le mani lasciandomi impietrita e colma di vergogna mentre loro, come se niente fosse, riprendevano la loro vita.
Parlando di violenza non parliamo unicamente di violenza fisica ma anche di danni psicologici che lasciano un segno permanente, come la frase “se l’è cercata” che si sente tanto ripetere, per accusare una donna che aveva come unica colpa di comportarsi come al solito o di vestirsi come meglio preferiva.
Nel mondo di oggi le donne vengono pagate in media il 5% in meno degli uomini in Italia e il 16% in Europa, statistiche che continuano a peggiorare facendo supporre che il divario si salderà solo tra 270 anni. Oggi, 25 novembre, ricordiamo le donne, ma la violenza riguarda tutti: me, tu che stai leggendo che ti definisca come uomo, donna, entrambi o nessuno dei due e riguarda la società tossica e soffocante che ci circonda.
A cura di Vittoria Lettieri