Il cinema e il valore della ribellione

Siamo tutti seduti nei giardinetti di piazza D’Azeglio. Discutiamo animatamente di clima, del suo progressivo cambiamento, di ciò che abbiamo fatto e di ciò che dovremo fare per combattere in prima persona la battaglia più importante del nostro tempo. Qualcuno si alza e inizia a distribuire dei volantini. Ne ricevo uno; focalizzo prima l’attenzione sulla scritta in sovrimpressione, che recita “SCHOOLSTRIKE” a caratteri cubitali. “Blocca la scuola per il clima!” dice il sottotitolo. Ma c’è anche uno sfondo. Un’epifania. Guardo bene e vedo proprio lui, Antoine Doinel (interpretato da Jean-Pierre Léaud) nell’atto di alzarsi dal banco di scuola, il protagonista di quel capolavoro senza tempo che è I 400 colpi di François Truffaut. Rimango sbalordito, non solo perché è uno dei miei film preferiti in assoluto e con cui ho un legame speciale, ma anche per il ruolo che tale fotogramma (e in generale tutta la pellicola) può ricoprire in quel determinato ambito. 

Pensando e parlando di surriscaldamento globale non mi era mai venuta in mente un’opera che, a conti fatti, ha niente a che fare con la delicata tematica. I 400 colpi, uscito nel 1959, racconta la storia di Antoine, un agitato ragazzo di 12 anni che, non seguito particolarmente dai suoi umili genitori, ne combina di tutte e di più (il titolo italiano è tradotto letteralmente dal francese, e deriva dal detto faire les quatre cents coups, corrispondente al nostro “fare il diavolo a quattro”). Il ragazzo, alter ego del regista, non è in grado in nessun modo di rispettare le regole e gli obblighi che gli vengono imposti. Nel film assistiamo infatti continuativamente ai suoi gesti di disobbedienza, per poi giungere nel finale all’emblema di questo concetto in una delle scene più straordinarie e potenti della settima arte. 

Sebbene la pellicola, anche per ovvie ragioni relative alla datazione, non tratti in nessun modo della questione ambientale, si carica tuttavia di un importantissimo e dirompente significato che trascende il problema in sé per sé e allarga gli orizzonti all’oggigiorno impellente necessità di ribellarsi.

Risulta interessantissimo, di conseguenza, il fatto che la divisione fiorentina di Fridays For Future – il movimento mondiale lanciato da Greta Thunberg per la lotta al cambiamento climatico – abbia deciso di usare come esempio, in particolare nel caso della sottrazione agli obblighi scolastici di cui Antoine è un po’ un simbolo, il film di Truffaut. 

In un tempo in cui la sopravvivenza delle basilari strutture democratiche e, soprattutto, quella del pianeta è messa a rischio da un sistema che non può più garantire il sostentamento del genere umano in un’ottica progressista ed egualitaria, è necessario più che mai opporsi e lottare per il mondo che desideriamo. Come Antoine, che per tutto il film insegue il suo sogno più grande, vedere il mare, provocando chiunque e scappando ripetutamente, anche noi siamo chiamati in causa per rincorrere un’idea. E nonostante lo stato attuale delle cose, che ci induce senza sosta a sprofondare in un pessimismo cosmico dal carattere apocalittico, è nostro dovere primario non smettere mai di credere proprio in quell’idea. 

Tutte le nostre azioni che siano diverse dall’agire e affini all’indifferenza, una delle peggiori piaghe che tendono a contraddistinguerci, contribuiranno esponenzialmente al fallimento dell’obiettivo. Ed è fondamentale ricordare, per non scadere in assurde argomentazioni, che per indifferenza non s’intende comprare la bottiglietta di plastica o andare a scuola in motorino, ma restare impassibili di fronte ai grandi gesti che ogni giorno minacciano il futuro. Vogliamo continuare a respirare aria naturale oppure quella di un depuratore? Ci piace la vegetazione o preferiamo un deserto di sabbia? Stiamo bene con quattro stagioni e bel tempo o aspettiamo cataclismi d’ogni tipo? Penso che tutti siamo a conoscenza della risposta. Scordarsene sarebbe un atto irresponsabile non solo verso la Terra, ma soprattutto verso noi stessi.

Ancora una volta quell’arte che con l’immagine ha segnato un secolo e che tuttora ci stupisce in forme sempre diverse, che ha innescato dei moti, che ci diverte, che ci fa riflettere e vivere altre realtà, torna a ricordarci ciò di cui abbiamo disperatamente bisogno. E non importa se sessant’anni ci dividono dai 400 colpi di François Truffaut: la ribellione è un valore senza tempo. Portiamolo con noi. Sempre. 

A cura di Luca Parisi

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