Cos’era il femminismo nel passato? Cosa rappresenta e sostiene oggi?
Il femminismo è un movimento che è nato per lottare in favore delle donne e dei loro diritti. A causa del mondo senza uguaglianza in cui hanno sempre vissuto, le donne hanno dovuto conquistarsi molti privilegi per secoli riservati all’uomo, essendo la donna ritenuta una persona inferiore, da proteggere e da sopraffare. Le donne hanno dovuto combattere per trovare e ottenere il loro giusto posto nel mondo in ogni ambito: in campo lavorativo, domestico e legale, ma anche familiare e sociale. In Italia, solo nella seconda metà del secolo scorso, sono state abrogate alcune leggi assurde e superate barriere culturali riguardo alle scelte di vita delle donne e alla gestione del proprio corpo. Come, per esempio, il concetto di matrimonio riparatore: in pratica, se una donna era vittima di violenza da parte di un uomo, poiché per legge questo crimine non era ritenuto ai danni della persona ma della società e dell’onore della famiglia, se il violentatore acconsentiva a sposare la vittima, rimaneva impunito e la faccenda era considerata risolta. Le cose cambiarono negli anni Sessanta, quando, per la prima volta, una ragazza siciliana, Franca Viola, rifiutò di sposare il suo aggressore, che l’aveva rapita e stuprata. Le sue parole, pronunciate durante il processo a Trapani l’anno dopo “Io non sono proprietà di nessuno, l’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce”, suscitarono grande scalpore e avviarono un processo di trasformazione civile e culturale della morale nazionale, ispirando molte donne a fare lo stesso.
L’articolo 544 del codice penale sul matrimonio riparatore venne abrogato solo 16 anni dopo, nel 1981, mentre addirittura si è dovuto attendere fino al 1996 perché lo stupro fosse riconosciuto legalmente come reato ‘contro la persona’ e non ‘contro la morale’.
Da questi eventi e da molte altre leggi inique, possiamo così definire il femminismo del passato: una lotta legale per i diritti basilari delle donne, riguardanti la dignità e la possibilità di autodeterminarsi sulle scelte della propria vita, per esempio la possibilità di divorziare e di abortire.
I primi segni della nascita di questo movimento risalgono in realtà al dopoguerra degli anni Quaranta, cioè alla conquista del diritto di voto, ma quello era solo l’inizio.
Invece, per la società dei giorni nostri, abituata a dare per scontato molti diritti ottenuti duramente, il femminismo è percepito in modo distorto, cioè come il desiderio di una supremazia femminile totale sull’uomo. Nel passato è stato necessario per le femministe distinguersi in modo deciso per farsi strada tra il maschilismo che, indisturbato, dettava letteralmente legge. Oggi tutto questo è frainteso: il femminismo non aspira ad altro se non all’uguaglianza sociale tra i due sessi.
Il sessismo odierno è più velato rispetto al passato, perché si manifesta nelle piccole cose della vita di tutti i giorni ed è radicato nella nostra mentalità, attraverso degli stereotipi apparentemente innocui ma determinanti. Alcuni esempi possono essere il classico ‘rosa per le bambine, azzurro per i bambini’, la differenziazione tra giocattoli tipicamente femminili e maschili e i comportamenti e modi di essere peculiari dei ragazzi e delle ragazze. Ma ci sono anche manifestazioni più gravi, come gli svantaggi che una donna può avere nel momento in cui cerca lavoro, come è cambiata nel tempo l’istruzione femminile, la mancata tutela della maternità, la diversità di stipendio che in certi casi si può riscontrare a fronte di mansioni identiche, il congedo di paternità – che ha rischiato di essere rimosso con la prossima legge di stabilità – e molto altro.
Adesso il problema principale del femminismo è che pochissime ragazze si definiscono femministe, perché lo stereotipo della donna femminista la dipinge in modo negativo, come persona sempre arrabbiata, un po’ sciatta e in guerra contro gli uomini. Tuttavia è necessario che tutte le ragazze e tutte le donne di oggi realizzino che alcuni dei diritti conquistati nel passato possono essere persi e per questo devono essere difesi, insieme.
A cura di Francesca Mediati